Carletto Romeo
La donna che sussurrava ai «KAMALLI» di Francesco Tropeano
RICEVO E PUBBLICO
ARTICOLO DI FRANCESCO TROPEANO
“La donna che sussurrava ai «KAMALLI»
Fino al secondo dopoguerra, c’era a Genova una figura leggendaria: il camallo. I camalli erano i facchini del porto, instancabili lavoratori che trasportavano a spalla le merci delle navi. Erano famosi per essere corpulenti e per il linguaggio piuttosto colorito che usavano nelle loro conversazioni. Il camallo forse più noto fu Bartolomeo Pagano, conosciuto come Maciste, salito addirittura agli onori del cinema nel 1914 nel film “Cabiria”, film muto ambientato durante la guerra tra Roma e Cartagine.
E chi più del Gran Kamallo americano, corpulento e volgare, con linguaggio da sentina di angiporto, si porta sul groppone i grandi fratelli high – tech, i tecno feudatari che hanno in mano i destini del mondo?
Così la nostra Giorgia, in vestitino bianco da prima comunione, si è presentata davanti alla sua corte dei miracoli ed ha glorificato, direttamente in inglese, le magnifiche sorti del populismo sovranista e la straordinaria comunanza di idee fra lei e il suo ospite. Non una parola sulle stragi di Gaza, né sulle ultime terribili settimane di terremoto economico.

Quando un giornalista ha chiesto a Trump, perché avesse detto che gli europei erano parassiti. Trump ha fatto finta di non sentire e subito si è intromessa la Meloni, da buon vassallo, sostenendo, spudoratamente, che il presidente americano non avesse mai pronunciato una frase del genere! D’altra parte era la prima dei 75 lecchini in fila alla Casa Bianca e non poteva deludere le attese.
Nel momento in cui si è trattato di parlare di Ucraina è passata invece all’italiano: piccola mossa furbetta per non cadere nel metodo Zelensky. In caso fosse iniziata la sceneggiata americana, avrebbe dato la colpa alla traduttrice che, ovviamente, aveva mal interpretato e quindi mal tradotto, qualche passaggio non gradito. Come nei migliori gialli, l’assassino è il maggiordomo, così negli incidenti diplomatici la colpa è sempre dell’interprete. Traduttore – traditore. Così fan tutti.
E per maggior sicurezza ha abbassato la voce, quasi un sussurro, si è messa a balbettare qualche parola sconnessa, che si sentiva a tratti, e si è guardata intorno circospetta come se aspettasse l’arrivo di qualche scappellotto volante. Pericolo scampato. Può tornare in Italia a prendersi i complimenti dei baciapile nostrani a reti unificate. Il suo viaggetto lampo ci costerà 10 miliardi di investimenti in USA più svariati altri miliardi in gas ed armi americane, per non contare l’umiliazione di una rinnovata sudditanza. La web tax per i padroni di internet? Scomparsa dai radar!
Anche il Gran Kamallo può dirsi soddisfatto. Le cose procedono come previsto per lui e per i tecno feudatari solidamente ancorati sulle sue spalle. Sono stati dei momenti favolosi!
Prima l’annuncio dei dazi ed il conseguente crollo di borsa, reiterato di giorno in giorno, con miliardi di azioni ridotte a carta straccia. Poi il segnale ai compagni di merende: Andate a comprare! Urlato tutto in maiuscolo per non essere frainteso. Quindi a distanza di 24 ore il nuovo annuncio. I dazi erano sospesi. La Borsa vola. Le azioni da carta straccia diventano nuovamente valorizzate, ma ormai sono passate di mano! Il club dei miliardari ha fatto man bassa e si ritrova, se fosse possibile, ancor più miliardario. La scenetta rubata nella stanza ovale, mentre si complimentano a vicenda per il subitaneo malloppo , è rivelatrice della malafede e della tracotanza dei vertici americani.

Eppure, a ben vedere qualcosa si poteva capire, quando Jeff Bezos, il giorno prima della sospensione dei dazi, aveva annunciato, unendosi alla crociata anticinese, di aver sospeso migliaia di ordini Amazon provenienti proprio dalla Cina. Ma il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli. Alla fine del suo comunicato aggiungeva, per non spaventare i suoi azionisti, che era pronto, guarda un po’, ad investire 1300 miliardi di dollari per l’ampliamento della sua piattaforma. Questa cosa mi ha colpito. Come poteva parlare di così grandi investimenti quando Amazon aveva perso il 20% del valore delle sue azioni? Infatti gatta ci covava. E’ bastato qualche giorno per svelare l’inghippo.
I tecno feudatari erano saliti sul carro di Trump con due soli obiettivi, per adesso. Per il futuro, crediamo che l’appetito venga mangiando.
Il primo obiettivo era aumentare i profitti, anche finanziari, delle loro imprese così come era avvenuto durante la crisi del 2008, per poter estendere le loro piattaforme ed eliminare quel poco residuo di mercato libero. Nello stato di avanzamento dell’operazione siamo a buon punto.
Il secondo obiettivo era quello di sterilizzare i controlli statali sui loro monopoli e sui loro conflitti di interesse. Spesso una spina nel fianco che li costringeva anche a pagare multe salate. Grazie al lavoro di Musk con il suo DOGE, che facendo finta di sparare nel mucchio della Pubblica Amministrazione persterminare burocrati e fannulloni, in realtà ha le sue mire ben precise e possiamo dire anche qui che siamo a buon punto.

A proposito di Musk, che intanto si è guadagnato l’appalto per costruire lo scudo stellare americano (il maggior strumento di difesa statale in mano ad un privato!), dobbiamo ricordare che ha anche mandato le sue lettere minatorie, annunciando licenziamenti in tronco, alle basi USA all’estero. Pure in Italia.
Un eccesso di zelo? Una fuga in avanti? Macchè!
E’ parte sostanziale del nuovo programma imperiale. Perché sprecare risorse umane ed economiche, quando si può trovare, in loco, uno stato canaglia che garantisce l’ordine e la pax americana?
Nei campi di sterminio nazisti il contatto tra tedeschi e prigionieri era ridotto al minimo. In ogni baracca veniva nominato un kapò, un deportato anch’esso, ma di carattere cinico, rissoso e prepotente che, con la violenza brutale, manteneva l’ordine tedesco e la sottomissione tra quegli sventurati, in cambio di qualche pezzo di pane e salsiccia.
E per le nostre baracche quali kapò saranno stati nominati?
Per il Medio Oriente c’è già Israele che tiene a bada tutta la regione a suon di bombe e di stragi, senza che il cosiddetto Occidente profferisca parola. Se non ci fosse stato il macello del 7 ottobre, bisognava, in qualche modo, inventarsi qualcosa di simile per dare inizio alle danze. Alcuni mesi fa, durante l’attacco al Libano, Israele ha più volte sparato e bombardato l’accampamento dei soldati italiani,
ferendone pure qualcuno. I nostri militari erano lì come forza d’interposizione, sotto le insegne dell’ONU. Questi attacchi sono stati un fatto gravissimo. In altri tempi ci sarebbero state pesanti conseguenze sia sul campo diplomatico e, probabilmente, anche sul terreno. Invece niente. Crosetto ha fatto finta di arrabbiarsi, gli americani hanno fatto finta di niente, ed allora non c’era Trump, c’era ancora Biden. La Meloni non si è accorta di nulla. La sedicente opposizione alla Meloni ha continuato a fingersi morta.
Tenere a bada l’Europa è un compito destinato alla Russia, non ci sono alternative altrettanto credibili.
Forse Putin lo sta capendo solo adesso. Sognava un destino imperiale, una nuova Yalta per la spartizione del mondo. Da questa vicenda potrà solo guadagnare una comoda cuccia da cane da guardia degli interessi statunitensi. Altrimenti guai a lui.
Il Biden senza vaselina (scusatemi la scurrilità, ma il Gran Kamallo si esprime ancor peggio) e la sua corte si impadroniranno di tutta l’Ucraina, gli piazzeranno sotto le terga tante di quelle testate nucleari, tante di quelle trivelle per sfruttare il ricco sottosuolo e tante di quelle antenne televisive, che satureranno l’etere russo con le immagini patinate del sogno e del consumismo americano, in un paese dove ancora il 20% delle abitazioni non possiede un bagno privato, ma solo condominiale. L’attuale potere in Russia sarà destabilizzato nel volgere di poco tempo.
Putin pensa che l’impero americano abbia fretta di chiudere la guerra. Si sbaglia di grosso. Gli USA hanno già ottenuto la tregua che a loro interessava e l’hanno ottenuta veramente in 24 ore. La tregua riguarda il divieto di bombardamento delle infrastrutture elettriche che sono fondamentali per poter estrarre le terre rare dai territori del sud Ucraina, Donbass compreso. Putin lo sa e ligio agli accordi bombarda preferibilmente autobus di linea ed altri obiettivi civili. Anche Zelensky sa che appena firma la cessione delle terre, sarà fatto fuori. Non so se fisicamente o metaforicamente.
Rimane la Cina. Poco importa. Un nemico esterno fa sempre comodo. Serve ad appianare i conflitti interni, a mantenere un perenne stato di allerta e di vigilanza armata anche sulla popolazione interna, e costituisce il perfetto capro espiatorio quando le cose si mettono male.
Alla fine la riuscita di questo disegno imperiale comporterà il declassamento della Cina da leader mondiale a piccola potenza regionale ed alla scomparsa dei suoi satelliti.
Questo il vero sogno americano nell’anno di grazia 2025. Altre volte nella storia questi sogni si sono trasformati in incubi. Stavolta i rapporti di forza sembrano incontrovertibili. Comunque non sarà un pranzo di gala, neanche per loro. Consoliamoci così.
Francesco Tropeano
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