Il buco

Il Buco, diretto da Michelangelo Frammartino, premiato al Festival di Venezia, recensione di Daniela Rullo.

Il buco

Recensione di Daniela Rullo


IL BUCO, il film di Michelangelo Frammartino, vince a Venezia 78 il Premio Speciale della Giuria.

La visione della pellicola immerge letteralmente nell’Abisso del Bifurto, una cavità carsica al confine tra Basilicata e Calabria che venne esplorata da un gruppo di speleologi piemontesi nel 1961, che poi è l’anno dopo l’inaugurazione del “Pirellone” a Milano, considerato all’epoca l’edificio più alto d’Europa.

Questo parallelismo di opposti scorre per tutto il film: dalla luce distensiva dei panorami a quella esplorativa di una spedizione negli abissi della propria anima. All’interno dell'”inghiottitoio” i suoni di parole lontane che fanno da sfondo, i sussurri del gruppo di speleologi e gli echi, i ronzii, le gocce d’acqua amplificate dalla cosiddetta “Fossa del lupo”: il buco.

Non servono parole e infatti non ve ne sono. È un film da “sentire”, da vedere: cosa c’è in quella fessura? Cosa si prova a scendere nelle viscere della terra? Cosa vedono gli occhi dell’anziano guardiano di mandrie che osserva dall’alto il pascolo e la “sua” cavità? Si entra e si scende come l’acqua, lentamente, nel dettaglio della luce fioca, in un angolo dell’inquadratura che appare come tela (in movimento).

Calarsi in una visione introspettiva, un ingoiare la voce superflua. Conoscere a fondo la Natura, lasciando fuori un mondo che viaggia sulle ali della modernità di nuovi grattacieli. Il cemento che per contro ingloba e fagocita la natura stessa. Tutti ne parlano del simbolo di Milano. Della piena rinascita del dopo guerra. Del riscatto e della conquista di nuove vette… Ma, in tutto questo, non una parola sugli speleologi e la loro impresa, tanto era anacronistico, per l’epoca, scendere in basso, invece di elevarsi verso il cielo e oltre.

Uno sguardo che dice, un insieme di suoni profondi, una “bocca”, quella dell’anziano, unico primo piano di tutto il film, che parla…a chi? Solo alle bestie? L’emozione provata dagli esploratori che incontrano l’anima della terra nella gola del Bifurto è solitaria, senza clamori, così come lo sono le più emozionanti esperienze della nostra esistenza.

Così mi appare, il cinema di Frammartino, diverso, intimo, simbolico, spirituale. Ogni volta che ne guardo un’opera, rimango senza parole davanti al suo sguardo “purista”, scarnificato fino all’osso, davanti all’essenzialità del suo punto di vista che lascia a bocca aperta, dopo essere riemersi dal profondo abisso della (propria) interiorità.

“Cala!”, dice uno degli speleologi, ed è come se lo dicesse il regista stesso.

Io, con fiducia, mi sono calata… Ho visto, ho percepito, ho sentito… Il Buco è un grande atto d’amore, verso il Cinema, nella sua unicità di Arte fatta di luce in movimento. Di più non posso dire perché delle emozioni è difficile dire, vanno “provate”.

Per il suo originalissimo sguardo che sa cogliere la bellezza nel suo nucleo più profondo… applausi scroscianti.
Che questa è Arte!

Daniela Rullo.

Appuntamento venerdi 1 ottobre al CineVittoria Sala Blu per l’incontro con il regista Michelangelo Frammartino alle 18.30, seguirà la proiezione del film.

Prenotazione e prevendita al Cinema Vittoria dal 27 settembre.


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Carletto Romeo