Il nuovo caso Berlusconi

Gaetano Riggio sul caso. Dalle esternazioni private violate alle ritrattazioni pubbliche.

Dalle esternazioni private violate alle ritrattazioni pubbliche.


In breve, il fatto. Berlusconi viene registrato furtivamente, mentre in privato esprime delle opinioni sulla questione della guerra tra Russia e Ucraina non propriamente allineate – uso un eufemismo – né con la posizione del governo Draghi, né a maggiore ragione con quella degli USA e della NATO:

Putin non voleva la guerra”, “Io non vedo come possano mettersi a un tavolo di mediazione Putin e Zelensky. Perché non c’è nessun modo possibile. Zelensky, secondo me… lasciamo perdere, non posso dirlo…”.

“La cosa è andata così: nel 2014 a Minsk, in Bielorussia, si firma un accordo tra l’Ucraina e le due neocostituite repubbliche del Donbass per un accordo di pace senza che nessuno attaccasse l’altro. L’Ucraina butta al diavolo questo trattato un anno dopo e comincia ad attaccare le frontiere delle due repubbliche.

Le due repubbliche subiscono vittime tra i militari che arrivano, mi si dice, a 5-6-7mila morti. Arriva Zelensky, triplica gli attacchi alle due repubbliche. Disperate, le due repubbliche mandano una delegazione a Mosca e finalmente riescono a parlare con Putin. Dicono: “Vladimir non sappiamo che fare, difendici tu”. Lui è contrario a qualsiasi iniziativa, resiste, subisce una pressione forte da tutta la Russia. E allora si decide a inventare una operazione speciale: le truppe dovevano entrare in Ucraina, in una settimana raggiungere Kiev, deporre il governo in carica, Zelensky eccetera, e mettere un governo già scelto dalla minoranza ucraina di persone per bene e di buon senso, un’altra settimana per tornare indietro.

È entrato in Ucraina e si è trovato di fronte a una situazione imprevista e imprevedibile di resistenza da parte degli ucraini, che hanno cominciato dal terzo giorno a ricevere soldi e armi dall’Occidente. E la guerra, invece di essere una operazione di due settimane, è diventata una guerra di duecento e rotti anni (sic). Quindi, questa è la situazione della guerra in Ucraina”.

Quanto poi all’UE e a quasi tutto l’apparato mediatico italiano, è noto ormai il loro purismo ideologico, che riconosce una sola verità, dura come la roccia, ottusa come una pietra aguzza, da respirare come l’aria che ci avvolge.

Date queste premesse, si capisce lo sconcerto, e il disorientamento sia degli amici e degli alleati, sia dei nemici e degli avversari politici.

Secondo i primi, le opinioni private di Berlusconi non avrebbero rilevanza pubblica, tanto è vero che egli è stato sempre un coerente e fedele alleato degli Stati Uniti.

Ma in questo modo, si legittima un tipo di censura che agisce a monte di quanto è lecito affermare al livello del dibattito politico nazionale. Implicitamente, si riconosce che opera una censura, che obbliga gli attori politici italiani alla dissimulazione e all’ipocrisia, in quanto la linea politica è decisa altrove, in ambiti molto ristretti.

Secondo i nemici e gli avversari, invece, Berlusconi ha messo in dubbio una verità, una narrazione sui fatti e gli antefatti della guerra in corso su cui non si discute, così evidente da non richiedere ulteriori prove e argomentazioni, neanche per fugare i dubbi che lo stesso Berlusconi ha disseminato.

Alla presa di posizione eretica, assunta non si sa con quale scopo, stigmatizzata aspramente dagli ortodossi dell’atlantismo, è seguita da parte di Berlusconi una tempestiva ritrattazione, non solo grottesca ma anche umiliante, in cui riafferma la lealtà all’alleanza atlantica e ai valori dell’Occidente, eccetera:

“Ribadisco per l’ennesima – e spero ultima – volta che la mia posizione coincide assolutamente con quella del governo italiano, dell’Unione europea, dell’Alleanza atlantica, dei nostri alleati americani, ed è di netta condanna dell’attacco militare contro uno Stato libero e sovrano”.

ANNESSO SULLA PALINODIA

A giudicare da celebri palinodie storiche o letterarie, il ripensamento che conduce alla ritrattazione o all’abiura, non è la conseguenza ultima di una rielaborazione interna al pensiero stesso, secondo le sue logiche. La persuasione invece è esterna ed estrinseca al pensiero, coercitiva e coattiva, alla quale cedere è meglio con le buone oggi che con le cattive domani.

La prima palinodia nella storia di cui abbiamo notizia, è quella del poeta corale greco Stesicoro di Imera, che avrebbe ritrattato la versione da lui accreditata sulla guerra di Troia, secondo la quale Elena, con il suo adulterio, sarebbe stata la causa principale del conflitto.

A persuaderlo, ci avrebbero pensato i Dioscuri, fratelli divini di Elena, che lo avrebbero accecato per la “sfrontata menzogna. In seguito a ciò ritratta, offendo una narrazione alternativa, e così recupera la vista:

In tutta questa storia, non c’è nulla di vero: / tu non andasti mai sulle navi compatte, / agli spalti di Troia tu non giungesti mai.”

Un’abiura assai più celebre, è quella di Galileo Galilei, consegnata non tanto alla letteratura quanto agli atti giudiziari (22 giugno 1633), nel corso della quale, ritrattando quanto sostenuto in precedenza, giura solennemente “che sempre ho creduto, credo adesso, e con l’aiuto di Dio crederò per l’avvenire, tutto quello che tiene, predica et insegna la S.a Cattolica et Apostolica Chiesa”, e s’impegna a “lasciare la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si muova e che la terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere né insegnare in qualsivoglia modo, né in voce né in scritto, la detta falsa dottrina […].”

Così si conclude l’abiura:

“Io Galileo Galilei sodetto ho abiurato, giurato, promesso e mi sono obligato come sopra; et in fede del vero, di mia propria mano ho sottoscritta la presente cedola di mia abiuratione et recitatala di parola in parola, in Roma, nel convento della Minerva, questo dì 22 giugno 1633.” Abiurando, Galileo Galilei ha la vita salva, ed evita il rogo.

L’abiura può dunque essere il frutto di una pressione sociale conformistica formidabile, della quale il potere si serve per imporre la sua linea, rafforzandola con l’uso di altri mezzi coercitivi formali e informali, finalizzati alla dissuasione, come nel caso di Galileo Galilei.

Nei regimi totalitari del Novecento, non si contano le abiure estorte con la coercizione. il ricatto, il conformismo colpevolizzante. Mi riferisco alle confessioni di colpevolezza sotto tortura, “maturate” nelle carceri o nei centri di rieducazione, alle tessere di partito obbligatorie per i dipendenti pubblici.

Negli ultimi anni, e ancora di più dall’inizio della guerra, in Italia si respira un clima intimidatorio analogo, anche se in uno stile morbido. La palinodia di Berlusconi è esemplare, da questo punto di vista.


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Carletto Romeo