Il credo scientifico

Il credo scientifico: scienza e fede. Spunti di riflessione su temi sempre attuali a cura del prof. Gaetano Riggio.

Il credo scientifico

Scienza e Fede


Fa un effetto straniante sentire “confessare”, negli spazi pubblici virtuali dei canali televisivi o del web in generale, anche da persone di cultura, la propria “fede nella scienza”: sentirli ripetere come un mantra che risuona di bocca in bocca: “ci credo”, così come fa un musulmano con la sua confessione di fede (“Non esiste altro Dio che Allah …”) o un cristiano cattolico con la sua (“Credo in Dio Padre Onnipotente …”).

Non si tratta però soltanto di ingenuità millantatrice, perché è spia di un’ideologia (generalmente definita “scientismo”), attecchita sul terreno fertile del metodo scientifico e dei suoi risultati, rispetto ai quali però si configura come un’estrapolazione illegittima, per nulla giustificabile scientificamente.

Dire: “ci credo”, implica conferire alla scienza un potenziale salvifico indimostrabile, tradizionalmente appannaggio esclusivo delle religioni: significa scommettere, con cieca fede, partendo dai “risultati” parziali ottenuti finora, che la scienza possa ottenere il Risultato, dai successi parziali giungere al Successo ultimo.

L’angoscia collettiva per la pandemia, alimentata ad arte dal governo e dai mass – media, ha dunque avuto una sponda lenitiva bella e pronta: non più quella della religione – che ha invece subito l’emergenza come qualsiasi altra associazione ricreativa o assistenziale -, ma quella della scienza e dei suoi ministri, assurta ad attività provvidenziale e salvifica.

Il dire “credo nella scienza” ha assunto allora il significato di una fiducia incondizionata nel suo Successo, di cui quello della lotta contro il virus è il corollario. Se credo che la scienza dia la salute – salvezza, “ergo” devo pure credere che trionferà sul virus.

La posa che oscilla tra la prosopopea solenne e il furore fanatico di alcuni virologi nostrani, è proprio il risultato di un’inflazione dell’io, del sentirsi investiti di una missione che travalica la scienza in quanto tale, che è invece metodo, fondato sul principio della fallibilità e della confutabilità dei risultati ottenuti, che sono sempre parziali, e che necessitano di condivisione da parte della comunità scientifica, fondata su protocolli comuni a tutti, e sull’acquisizione oggettiva dei dati.

Ripeto: il credo nella scienza non è dimostrabile, come non è dimostrabile il carattere benefico delle conoscenze e delle sue applicazioni: è stato provvidenziale svelare il segreto dell’atomo o lo sarà quello del genoma? – Sì, forse, chi lo sa! Lo sapremo alla fine …

E’ gravissimo dunque il fatto che gli “scienziati di regime” non abbiano fatto nulla per sottrarsi a questa versione incensata delle scienze mediche, della quale anzi si sono fatti gli interpreti ufficiali ostracizzando altri colleghi che la pensavano diversamente.

SCIENZA, POLITICA, ECONOMIA

Un altro aspetto è il rapporto della scienza e del suo metodo con la politica e l’economia.

Purtroppo, il sapere scientifico non è neutrale, perché soggiace alle pressioni della politica e dell’economia, il che per così dire turba e condiziona non soltanto la direzione della ricerca, ma anche i suoi esiti. Ma è così difficile da cogliere, questo aspetto?

Quanto influiscono sulle idee correnti (“main stream”) sulle cause dei cambiamenti climatici gli interessi economici e le ideologie, o sugli effetti dannosi dei campi elettromagnetici? Tanto per fare un esempio! Quanto?

Nella gestione della pandemia in Italia, grava il sospetto fondato di un uso politico della scienza, e il dubbio di legami torbidi con il grande business di “big pharma”.

IL DETERMINISMO SCIENTIFICO

Ma ancora più grave è il fatto che i mezzi di informazione abbiano avvalorato una visione deterministica delle scienze mediche, che ha fatto credere che i loro risultati abbiano un’univocità che non ammette esitazioni: o sì o no, o “pro vax” o “no vax”.

Una tale visione della scienza la si può propinare agli idioti, oppure è il risultato della sua adulterazione a uso politico.

Prendiamo infatti la questione della “bontà” dei vaccini. Non v’è nessun determinismo vecchio stanpo a questo riguardo, superato anche dalla più esatta tra le scienze (la fisica), le cui predizioni sono ormai statistiche.

Non abbiamo un rapporto causa – effetto univoco, nel caso dei vaccini anti – Covid: dobbiamo affidarci a un calcolo statistico sui grandi numeri lungo un arco di tempo che non si può comprimere arbitrariamente! La politica può avere fretta, e accontentarsi cinicamente di risultati approssimativi, ma non la scienza!

Possiamo così sapere quanto immunizzano i vaccini anti – Covid, e per quanto tempo, e prendere nota degli effetti paradossali (avversi, dannosi, letali), e a quanto ammonta la percentuale delle persone interessate a questi danni.

A questo riguardo occorre un monitoraggio attento, una raccolta tempestiva delle segnalazioni di effetti avversi e delle condizioni di salute pregresse dei pazienti vittime di queste situazioni.

Ma esiste, è stato implementato in Italia un sistema del genere? AIFA lavora a dovere in sinergia con i centri vaccinali, i medici di base, gli ospedali, secondo criteri unanimi, in modo da avere dati condivisi da tutti, sugli effetti collaterali?

Non pare! Sarebbe addirittura antiscientifico parlarne: vige la censura, prevalgono le reazioni isteriche e indignate. Ma mi spiegate che cosa c’è di scientifico, in tutto ciò?

Chi mastica anche soltanto un poco il metodo scientifico, sa che anche soltanto un caso che confuti le previsioni, assume un valore cruciale, perché obbliga a rettificare, rivedere, approfondire!

Se anche soltanto un vaccinato su un milione morisse di vaccino, quel singolo caso avrebbe un valore inestimabile per la ricerca, perché incrementerebbe le conoscenze fattuali obbligando a fare nuove ipotesi sul perché l’eccezione si verifichi.

Se pur sapendo che è molto improbabile che un aereo di linea precipiti, mentre si trova a bordo, un cittadino decide di non rischiare, né gli Stati né le compagnie aeree hanno il diritto di falsificare, alterare o occultare le statistiche per “costringerlo” a fidarsi del volo aereo.

Questo cittadino non sarebbe un “no fly” ignorante e ottuso, perché anche lui sa che gli aerei raramente cadono, ma sono cavoli suoi se non se la sente di rischiare.

La scelta prescinde dalla scienza e dai suoi risultati. Lo stesso vale per coloro che non si vaccinano: non sono per forza ignoranti, che abbondano pure tra i “pro vax”.

La demonizzazione dei non vaccinati è un fatto esclusivamente e squisitamente politico, di gestione cinica e liberticida della pandemia, che con la scienza non c’entra nulla.

Chi non se ne avvede o è in mala fede, o ha grossi limiti intellettuali. Mi dispiace!


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Carletto Romeo