Russia e Ucraina storia e attualità

Russia e Ucraina storia e attualità. Le radici storiche della crisi, dalla Rus' di Kiev ai giorni nostri. Parte seconda.

Russia e Ucraina, storia e attualità

Le radici storiche della crisi

PARTE SECONDA

  1. Unità e molteplicità dell’Ucraina.

E’ evidente che la nazione ucraina ha subito vicissitudini varie nel corso del tempo, che l’hanno resa composita ed eterogenea al suo stesso interno.
Mentre infatti la parte orientale del suo territorio ha fatto parte dello Stato russo già dal Cinquecento (e anche prima), la parte centrale e la parte occidentale furono annesse in seguito: nel corso del Seicento, e poi del Settecento, mentre altri territori ucraini rimasero sotto la sovranità di altri Stati fino al Novecento inoltrato.

Il sentimento nazionale ucraino risulta più spiccato nelle regioni occidentali, mentre spostandosi verso quelle orientali sfuma nell’identità ambigua di una duplice appartenenza culturale, testimoniata dal prevalente e singolare bilinguismo russo – ucraino, per non parlare di una ventina di altre lingue, parlate da gruppi etnici minoritari.

L’amalgama con la Russia è rimasto dunque imperfetto, anche se la russificazione è proseguita nel corso dell’Ottocento, e l’élite della popolazione ucraina ebbe la possibilità di integrarsi al vertice dell’Impero sia nel campo della cultura, che in quello economico – politico.

Le idee romantiche di nazionalità, che si diffusero anche in Ucraina, tennero comunque desta la coscienza nazionale e la fortificarono con la promozione della cultura identitaria e di una letteratura in ucraino.

Bisogna però evidenziare come contemporaneamente all’elaborazione letteraria dei tratti tipici di una nazionalità ucraina, l’impero russo fissò una sua ideologia nazionale ufficiale, che rimarca il legame originario e indissolubile tra “nazionalità russa” e nazionalità ucraina”:

“Secondo la visione ufficiale codificata da Uvarov [ministro russo, 1833] , al pari delle tesi slavofile che si affermarono a Mosca tra gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, l’insieme delle popolazioni slave orientali avrebbe formato, storicamente, un unico gruppo nazionale(4) originatosi dalla Rus’ di Kiev(5) il cui tronco principale era costituito dall’elemento grande-russo (quello russo propriamente detto) a cui si aggiungevano le ramificazioni secondarie delle comunità piccolo-russe (ucraine) e russe-bianche (bielorusse).

La specificità della questione nazionale ucraina emerge dunque da quest’insieme di dati: ufficialmente, la comunità piccolo-russa era considerata un sottoinsieme dell’obščerusskaja narodnost´ (nazionalità russo-comune) e non una nazionalità a sé stante.

Così, se i sudditi ucraini dell’impero non erano soggetti a limitazioni dei propri diritti (in quanto parte sui generis della nazionalità dominante) (6), era loro negato, allo stesso tempo, il diritto di considerarsi una nazionalità a sé stante che potesse dare adito ad aspirazioni “risorgimentali”.

Così, mentre fra i popoli d’Europa si facevano largo movimenti di carattere nazionale, quello ucraino era stato soffocato sul nascere.” (http://www.limesonline.com/storia-del-nazionalismo-in-ucraina-seconda-parte/57779)

Questo nesso intimo tra le due nazionalità, soprattutto nella percezione che ne hanno i russi e i russofili, trasversale agli orientamenti ideologici, è essenziale per comprendere la svolta drammatica che la contesa ha preso negli ultimi anni. Si riascolti il discorso il discorso di Putin al popolo russo, all’inizio dell’invasione dell’Ucraina.

  1. L’Ucraina durante la Rivoluzione russa.
    Il tentativo fallito di creare uno Stato ucraino indipendente tra Polonia, Russia e Galizia orientale. La Repubblica socialista sovietica dell’Ucraina.

La Prima guerra mondiale con i suoi accesi nazionalismi, e di seguito la Rivoluzione bolscevica, concorsero a scuotere dalle fondamenta gli imperi austro – ungarico e russo, e a rendere gli ucraini protagonisti, sia pure sfortunati, della nuova fase storica che avrebbe visto la formazione di numerosi stati nazionali.

A ciò concorsero le seguenti ragioni:
1. il presidente americano Woodrow Wilson stabilì il principio di autodeterminazione dei popoli come fondamento del nuovo ordine politico da disegnare alla Conferenza di pace di Parigi del 1919, il che legittimò e riacutizzò la volontà delle nazioni sottomesse a rivendicare indipendenza e sovranità;

2. anche Lenin, leader del Partito bolscevico russo e del nuovo corso rivoluzionario, aveva formulato un principio analogo a quello di Wilson, sia pure in funzione antimperialista;

3. gli stati europei appoggiarono contro l’Armata Rossa le forze controrivoluzionarie dell’Armata bianca, e incoraggiarono e sostennero le rivendicazioni indipendentiste ucraine con lo scopo di disgregare il nascente stato socialista sovietico.

Il nazionalismo ucraino si attivò sia nel declinante Impero austro – ungarico che nella Russia rivoluzionaria, sull’orlo dell’anarchia, con i seguenti risultati.

In nome del principio dell’autodeterminazione dei popoli, la minoranza ucraina della regione della Galizia orientale, facente parte dell’impero austro – ungarico, in via dissoluzione in seguito alla sconfitta nella Grande Guerra, proclamò la Repubblica Nazionale dell’Ucraina occidentale (ottobre 1918-luglio 1919), mentre nella Russia scossa dai torbidi rivoluzionari e dalla guerra civile i territori ucraini si divisero in una zona occidentale antibolscevica e indipendentista, e in un sudest dove invece prevalse il nuovo corso sovietico.

Vi si formarono perciò due distinte repubbliche ucraine: la Repubblica popolare ucraina con capitale Kiev (dicembre 1917-settembre 1920), e la Repubblica socialista sovietica ucraina (1917-1991) con capitale Charkov e poi Kiev, federata con la Russia.

Non solo l’Ucraina occidentale, ma anche altre nazionalità, annesse all’Impero russo a partire dalla fine del Settecento, ottennero a loro volta l’indipendenza: mi riferisco ai territori polacchi, alle popolazioni baltiche (Lituania, Lettonia, Estonia), alla Finlandia.

Ma con il trionfo dell’Armata rossa sull’Armata bianca nel corso della guerra civile (1918-1922), l’Ucraina fu riunificata dalle forze sovietiche vittoriose sotto il nome di Repubblica socialista sovietica dell’Ucraina, con capitale Kiev.

Le aspirazioni indipendentiste e anticomuniste, prevalenti nelle regioni occidentali dell’Ucraina, rimasero frustrate e sconfitte, nonostante il sostegno tedesco contro le forze militari bolsceviche. Stesso esito infausto si ebbe in Galizia orientale, annessa alla Polonia.

Alcune minoranze ucraine confluirono all’interno dei nuovi Stati appena sorti in Europa: nella Polonia (attuali regioni ucraine di Leopoli, Volinia, Rovno, Ivano – Frankivs’k), nella Cecoslovaccia (attuale Trancarpazia) e nella Romania (attuale Cernivci).

Dopo la Seconda Guerra mondiale, Stalin ottenne i territori ucraini in precedenza appartenuti alla Polonia, alla Romania, e alla Cecoslovacchia: a quel punto l’Ucraina era unificata, ma la sua identità nazionale si è dimostrata composita ed estremamente frastagliata.

  1. Il trauma dello stalinismo. L’Holodomor. La nazificazione del nazionalismo ucraino.

La feroce dittatura di Stalin infierì particolarmente su alcune nazionalità non russe, nella misura in cui si opposero alle sue politiche (in particolare, alla collettivizzazione delle terre). Vennero giudicate colpevoli di intesa con il nemico, sabotaggio della rivoluzione, e sovversione contro lo stato.

La punizione colpì alcuni gruppi etnici, che vennero deportati, sradicati in massa dai loro territori, oppure ferocemente perseguitati. In particolare, i ceceni, e i tatari di Crimea, ma non solo.

In Ucraina, la collettivizzazione forzata provocò la morte di alcuni milioni di contadini per fame. Questo evento è chiamato Holodomor in ucraino, e viene commemorato ogni anno nel mese di novembre, assumendo un forte significato identitario, antisovietico e antirusso. Successivamente, si cercò di cicatrizzare questa e altre ferite nella fase successiva di destalinizzazione dell’Unione sovietica, a partire dal 1953.

Un’ideologia fascista vicina al nazionalsocialismo si era comunque ormai radicata tra i nazionalisti dell’Ucraina occidentale, tra gli anni Venta e Trenta, resa ancora più accanita dalle persecuzioni staliniane, e si sarebbe manifestata allo scoppio del secondo conflitto mondiale.

  1. L’Ucraina durante la Seconda guerra mondiale.
    I nazionalisti ucraini si legano ideologicamente e politicamente al Terzo Reich.

Il nazionalismo ucraino, fatto più cupo e risentito dalla spietata dittatura staliniana, particolarmente persecutoria contro i non – russi per una dose aggiuntiva di diffidenza e sospetto, si scatenò con una ferocia apparentemente paradossale nel corso dell’invasione dell’Unione sovietica da parte delle armate tedesche di Hitler, avendo comunque come territorio d’elezione le regioni più occidentali dell’Ucraina, per le ragioni già specificate.

I nazionalisti ucraini presero le armi contro l’Armata rossa e collaborarono con la Germania nazista, in base al principio che “il nemico del mio nemico, è mio amico”.

Oltre 30.000 ucraini si arruolarono nelle Waffen-SS in funzione antibolscevica e antirussa. Entrò in azione un Esercito Insurrezionale Ucraino, che puntava a creare uno Stato indipendente alleato della Germania.

Il leader di questo nazionalismo collaborazionista e filo – nazista fu Stepan Bandera, oggi eroe nazionale “ufficiale” dell’Ucraina, al quale si ispirano il famigerato battaglione Azov e altre formazioni di estrema destra, attualmente integrate nell’esercito ucraino.

Ma non si trattò semplicemente di un filo-nazismo reattivo, per così dire. Infatti, l’Esercito Insurrezionale Ucraino era il braccio armato dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN), partito nazionalista e fascista fondato nel 1929 da esuli ucraini anticomunisti e antirussi nella città di Vienna.

L’ideologia dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini presentava forti similitudini con il fascismo italiano e i suoi membri sostenevano programmi di allevamento selettivo per la creazione di una razza ucraina “pura”.

La sua strategia per raggiungere l’indipendenza ucraina includeva la violenza e il terrorismo contro i nemici interni e stranieri, in particolare contro la Polonia, la Cecoslovacchia e l’Unione Sovietica, che controllavano il territorio abitato da Ucraini etnici.

Con l'”Atto di restaurazione dello Stato ucraino”, la suddetta organizzazione annunciò nel giugno 1941 la creazione di uno Stato ucraino indipendente, mentre la regione era sotto il controllo della Germania nazista, dichiarando di volere sostenere i piani espansionistici nazisti e giurando fedeltà ad Adolf Hitler.

Nell’ottobre 1942 l’OUN fondò l’Esercito insurrezionale ucraino (UPA).
Questo esercitò si macchiò di crimini gravi, se giudichiamo il suo operato secondo i criteri dei vincitori della Seconda Guerra Mondiale, che istituirono il Tribunale di Norimberga per giudicare il nazismo.

Nel 1943 le unità militari dell’UPA portarono a termine pulizie etniche su larga scala contro le popolazioni polacche ed ebraiche. Gli storici stimano che 60.000-100.000 civili polacchi furono massacrati in Volinia e Galizia orientale.

Finita la guerra, l’UPA combatté contro le forze di occupazione sovietiche e polacche. Durante l’Operazione Vistola nel 1947, il governo polacco deportò 140.000 civili ucraini al fine di eliminare la base di sostegno per l’UPA.

Nella lotta le forze sovietiche uccisero in combattimento 20.000 membri dell’UPA e arrestarono o deportarono circa 337.000 persone, tra i combattenti, le loro famiglie e i loro sostenitori.

Durante la Guerra fredda, l’OUN fu segretamente sostenuta dalle agenzie di spionaggio occidentali, compresa la CIA, che garantirono protezione ad alcuni suoi membri dal processo per crimini contro l’umanità.

Ci sono attualmente numerose organizzazioni politiche ucraine di estrema destra, che sono eredi delle tradizioni politiche dell’OUN: l’Unione Pan-Ucraina “Libertà”, Pravyj Sektor, l’Assemblea Nazionale Ucraina, e il Congresso dei Nazionalisti Ucraini.

  1. Il lato oscuro e nascosto del nazionalismo ucraino.

Non occorrerebbe molto a dimostrare – ma già emerge da quanto detto – la continuità diretta tra le organizzazioni politiche e militari filo – naziste OUN e UPA, e i partiti e le milizie di destra ed estrema destra che operano attualmente in Ucraina, integrate nel governo e nell’esercito ucraini.

Prendiamo in considerazione il famigerato Battaglione “Azov”. Si tratta di una milizia dichiaratamente filo-nazista e neo-nazista, come dimostrano i suoi simboli (Wolfsangel e Sole nero, propri della mistica del nazismo), la militanza politica di estrema destra dei suoi membri, e i crimini di guerra di cui è accusato (o per meglio dire, “era accusato”) contro i cittadini di etnia russa del Donbass, per i quali è stato messo sotto accusa sia da Amnesty Intenational nel 2014, che dall’OSCE nel 2016.

Nondimeno, da milizia paramilitare è assurto al rango di Reggimento Operazioni Speciali nel 2015, e inquadrato nella Guardia Nazionale dell’Ucraina, dalla quale i suoi miliziani percepiscono regolare paga mensile.

E’ inoltre finanziato e addestrato, come altre formazioni politiche e militari ucraine di estrema destra, dagli USA, e ha rapporti con organizzazioni di estrema destra in Europa, e in Italia.

Durante l’invasione russa dell’Ucraina del 2022, il canale d’informazione NEXTA riporta la consegna a Charkiv da parte di istruttori NATO di missili anticarro NLAW al reggimento “Azov”.

Il 19 marzo 2022, il Presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj conferisce il titolo di Eroe dell’Ucraina a Denis Prokopenko, comandante del Battaglione Azov, “per il coraggio personale e l’eroismo mostrato in difesa della sovranità statale e dell’integrità territoriale” durante l’invasione russa.

CONTINUA…


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Carletto Romeo