L’insospettabile

Quante volte noi donne veniamo molestate, infastidite, seguite, spaventate, e chi più ne ha più ne metta?

Bling! In arrivo una “Richiesta di amicizia su Facebook”, con tanto di cortese saluto iniziale. Amicizie in comune, una. Nome e cognome familiari e assai comuni (molto diffusi a livello locale)… Potrei conoscerlo ma… No! Profilo “fake”, le foto sono di un fotomodello, è chiaro.
“Ciao” e manina che saluta.
“Ciao, scusami ma non credo di conoscerti (ti pare che se ti avessi visto da qualche parte, strafigo come sembri dalle foto del profilo, non me lo ricorderei?) Forse ti sei sbagliato. Ho tante omonime”.
“No, non mi sono sbagliato. So benissimo chi sei anche se ti conosco solo di vista (da almeno 25 anni). Passeggi tutti i pomeriggi, alla stessa ora, sul lungomare. Parcheggi la macchina sempre al solito posto. Sei spesso da sola ma non sempre. Oggi sei rimasta in auto a guardare dei video al cellulare. Non vorrei essere inopportuno ma volevo fare amicizia”.
Oddio, brividi lungo la schiena. Questo sconosciuto mi osserva già da un po’ e oggi, doveva essere proprio vicino a me, visto ch’è riuscito a vedere cosa guardavo al cellulare. Se è uno scherzo, smettetela, comincio a spaventarmi. Finiamola, su! E comunque, quando mi vedi, perché non ti presentati come le persone normali? Mica si fa così! (Vorrei rispondergli in questo modo ma mi rendo conto, durante la conversazione, che c’è qualcosa che non va).
“Questo profilo è falso (dico io). Vorrei sapere come ti chiami veramente perché sto cominciando ad infastidirmi”.
In verità la mia è paura. C’è un tizio che mi osserva da oltre un mese, anzi, a detta sua da 25 anni… voi non vi preoccupereste al posto mio?
“Sai, quando ti vedo camminare da sola mi fai venire voglia di… (Non continua la frase ma prosegue…) E poi sei così insospettabile!”


L’insospettabile

“Insospettabile? Insospettabile di che? Mica sono una criminale io!”
E poi, quando passeggio da sola sul lungomare mi sto facendo i cavoli miei e non sto certo a fare la passerella o a fare venire voglie strane agli psicopatici come te!
“Ora ti blocco, mi hai proprio stancata, e quando mi vedi, se possibile, non mi dare fastidio, altrimenti…”
Altrimenti cosa?

Il primo consiglio di PiccolaFlò è: adottate un cane, non importa se di taglia piccola, media o grande (meglio grande però, che fa la sua figura e incute un certo timore); addestratelo a tenere lontani gli “spostati”, i maniaci, gli anziani sporcaccioni (che sono i peggiori), insomma, tutte quelle persone che vi importunano (negando anche di stare facendo qualcosa di male), mentre fate la vostra oretta di attività quotidiana sul lungomare; insegnategli due comandi fondamentali, “ATTACCA” e “MUZZICA”, dove il primo è l’avvertimento e il secondo è… “Adesso RUFUS, il mio amico fedele, ti MASTICA E ti SPUTA. Non ingoiare Rufus, che questa è roba tossica roba cattiva, è cattiva gente!”

Quante volte noi donne veniamo molestate, infastidite, seguite, spaventate, e chi più ne ha più ne metta?
Nella vicenda sopra citata abbiamo una PiccolaFlò che pratica fitness in pieno giorno, con abbigliamento assolutamente “normale”, non in posti isolati bensì abbastanza frequentati. E aggiungiamo dicendo che ovunque possono esserci delle persone che sono un po’ disturbate mentalmente, anche i social ne sono pieni, profili fittizi compresi. Fate molta attenzione!

Il secondo consiglio di PiccolaFlò è: non accettate mai le richieste di amicizia a caso, senza aver prima conosciuto il vostro interlocutore. Perlomeno, scambiateci un minimo di conversazione, per capire con chi avete a che fare, e, se non lo conoscete già di persona, cercate di capire prima cosa voglia da voi (a meno che non siate un personaggio famoso, ovviamente). In giro c’è davvero della strana gente.

Stavo leggendo un libro dal titolo curioso “Very Different People” in cui si analizzano le tendenze di questi tempi post post moderni in cui se sei una donna forte vieni definita AGGRESSIVA, “un maschiaccio”, un “uomo mancato” insomma, da contrapporsi alla figura “remissiva”, della donna che sa stare un passo indietro (al suo “grande uomo”), che parla poco, che è bella sì, certo, bella DEVE esserlo ma che non vuol giocare a fare la dirigente, che non aspira a cariche di potere e che al massimo vuol fare la co-conduttrice-valletta. Ecco, se non ti sei riconosciuta in una di queste due categorie allora sarai una VERA DIFFERENT PEOPLE! Una tipa a parte, una “STRAMBA”!

Dall’altro lato, invece, gli uomini possono essere “Dandy”, se sono gentili, se non vi sbattono sul tavolo come nei più hard dei filmini porno, pensando che vi piaccia SOLO quello, se si vestono alla moda, se vanno dall’estetista, se spendono in creme e prodotti beauty più della loro compagna, se amano la madre e la sorella in un modo quasi “morboso” e se non si scompongono davanti alla “patonza” dell’amica, neppure se quest’ultima gliela sbatte in faccia aprendo le gambe, come se fosse in visita dal ginecologo, dicendogli “mi pare di avere un brufolo qui, lo vedi?”

Come li definireste voi, questi uomini? Non se vivono in città, intendo, se vivono lungo la Costa Jonica, come me, come voi. Pensateci e ditelo nella vostra mente. Diversamente poi ci sono i “TAMARRI”: qui possiamo parlare tranquillamente perché essere un Tamarro, al sud, è quasi un vanto. Sono tamarri quelli che hanno i peli sulla schiena e non si depilano, sono tamarri se non muovono un dito in casa e non si alzano neppure per prendersi la tazzina del caffè, anzi, aspettano di essere serviti. Sono tamarri se sono gelosi, possessivi, e se minacciano, poco velatamente, di morte la propria compagna se solo lei pensa di poter fare loro le corna.

Sono tamarri se non sanno cucinare. Sono tamarri se lasciano i vestiti per casa come se ci abitassero solo loro. Sono tamarri se sono egoisti, se sono egocentrici. Se mangiano soltanto la cucina casareccia delle loro madri e nonne e non accettano le cucine di altri paesi (il Sushi? Che cos’è? Sono dei batteri? Si prende con le uova andate a male?). Insomma, di tamarri, qui da noi ce ne sono in quantità industriale ma, attenzione, la specie sta invecchiando. Questi esemplari cominciano ad avere da circa cinquant’anni a salire e scarseggia il cambio generazionale. Già, perché “A CASA I FORGIARU SPITU I LIGNU (traducibile con IL COLMO PER UN TAMARRO è…” che i loro figli, o siano femmine oppure siano… “femminucce”.

Senza offesa, potresti essere un uomo “Delicato” o un banalissimo (ahinoi, una categoria in forte aumento) “COCCODEMAMMA”.
Ebbene sì! Sono state le loro mamme a farli diventare così. Benedette potenziali suocere! Avevano paura dei malanni e li coprivano troppo. Non hanno insegnato loro ad uccidere il Maiale quand’era tempo. Li hanno mandati al massimo dagli scout (e cos’abbiamo risolto? Che sono diventati ottimi cuochi). E i padri? Dov’erano i padri, i veri, forti e rudi tamarri delle montagne? Stavano sul divano a poltrire, ecco dov’erano! E NON ANDAVANO NEPPURE A CACCIA DI CINGHIALI!

Però, davvero, non è carino da parte di voi donne, ridere mentre questi maschietti, tagliandosi il dito quando affettano le cipolle, svengono per un po’ di sangue. Non è per niente bello starli a prendere in giro per le loro ipocondrie: la febbre a 37,2… è febbre! Sta o non sta oltre la linea rossa? Eccetera, eccetera, eccetera.

Conclusioni? Il mondo è bello perché è vario. Che ce ne facciamo quindi della “parità”? Siamo tutti diversamente uguali, o tutti diversamente fluidi? Oddio, ci scioglieremo come i ghiacci dei poli? Non lo so, qualcosa faremo anche noi, uomini, donne, genere neutro… non saprei, a dire il vero neppure mi interessa più di tanto quanto annientare lo psicostalker di turno!

L’insospettabile aspettava ogni giorno i suoi clienti, sul lungomare, lato sud. Passo felpato, andatura da panterona. Faceva finta di fare sport e invece aveva avviato un business. Quando arrivavano gli avventori riusciva a soddisfarne persino due alla volta (fortuna degli ambo destri), così, in piedi, in maniera rapida, fulmina, senza farsi mai beccare da nessuno. Ti faceva una ceretta alle sopracciglia senza lasciarti neppure il rossore: arrivavi che sembravi un mono ciglio alla Frida e te ne andavi che neppure una modella le aveva più curate di te.

La chiamavano… L’insospettabile, della ceretta! Aveva le mani di fata. E i suoi clienti erano soltanto uomini. Li chiamavano gli insospettabili faschionisti. La discrezione di lei era da agente segreto. I nomi di quei finto tamarri non li avrebbe pubblicati neppure sotto tortura! Li chiamava GINO, RINO, DANNY, BILLY, SONNY, TOMMY, tutti nomi in codice e tutti inventati.

Se avete bisogno e non volete farvi beccare dagli amici (sappiate che ci vanno anche loro ma lei è bravissima, li conosce tutti, uno per uno, ricordandone i gradi di parentela ed amicizia e farà molta attenzione a non farveli incontrare mai) contattate lei, l’INSOSPETTABILE. Il segreto sulla vostra bellezza è assicurato.

Dall’insospettabile, PASSO E CHIUDO.


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Daniela Rullo

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